Descrizione:
Sviluppo e nuove tecnologie: quale relazione nei processi di apprendimento dei “nativi digitali”.
La riflessione si fonda su una questione che proprio alla luce che diviene sempre più pregnante nella mia riflessione critica della realtà scolastica ed educativa. Da tempo abbiamo sviluppato test di valutazione, protocolli, normative e metodologie didattiche per accompagnare i soggetti con un disturbo specifico dell’apprendimento ad avere le stesse opportunità di successo scolastico dei soggetti definiti nella norma. E se invece che un disturbo specifico dell’apprendimento fosse una variante evolutiva? Da tempo sto riflettendo su quali siano le influenze, sulla mente umana e nei processi neuronali, delle profonde trasformazioni che si stanno verificando con l’uso delle tecnologie e ritengo che tale questione debba essere al centro della ricerca e dello studio sui processi evolutivi. Tra i tanti cambiamenti che stiamo affrontando, una domanda che per me diventa sempre più pregnante è se anche i processi di apprendimento delle nuove generazioni non stiano subendo una trasformazione più funzionale al sistema umano. In tal senso mi pongo il problema e se i “Soggetti con DSA di oggi fossero come i Mancini di ieri?” Senza sottovalutare che – alla luce della realtà attuale – il disturbo specifico dell’apprendimento ha un suo indubbio riconoscimento diagnostico, la mia personale riflessione è che, forse, in quelli che sono oggi definiti disturbi specifici dell’apprendimento, vi potrebbero essere elementi innovativi rispetto a modalità standardizzate di concepire il processo conoscitivo che potrebbe essere rimesso in discussione, dato anche il gran numero di studenti e studentesse che oggi vengono definiti avere tale disturbo nel contesto scolastico. Pensando che non si tratti di una epidemia, potrebbe essere che i nuovi e infiniti stimoli in cui sono immerse le nuove generazioni, a livello sensoriale, fin dal periodo della gestazione e, successivamente a livello cognitivo ed emozionale, stiano portando a processi di costruzione dei saperi differenti proprio perché più funzionali rispetto ad una realtà costruita su base tecnologica e virtuale? La questione si pone in modo provocatorio, ma anche critico-riflessivo, di fronte alla definizione di deficit poiché è più che dimostrato dalla ricerca e dagli studi sull’intelligenza dei soggetti con DSA, che questi hanno un “quoziente intellettivo” nella media, o più alto, e non sono presenti altre patologie, ma solo un diverso modo di organizzare i processi di conoscenza e le modalità di apprendimento. Nella riflessione proposta si analizza il rapporto tra nuove tecnologie e processi di sviluppo e modifiche neuronali che non possono essere sottavalutate nelle didattiche scolastiche e nei processi educativi nei contesti non formali e informali.